Nordio VPN

Il ministero della Giustizia italiano era al corrente del caso al Masri, e ci si era mossi per cercare di mantere la questione segreta. Tra le altre notizie: le sanzioni statunitensi contro Francesca Albanese, l’accusa “disintegrata” del caso Bibbiano, e da dove viene la nuova cometa interstellare

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foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministri

Il caso al Masri sta diventando sempre più difficile da gestire per gli attori coinvolti, soprattutto per quello italiano — ma, paradossalmente, anche per quello libico. Il procuratore generale del paese ha annunciato l’apertura di un’azione penale contro al Masri, d’accordo con il ministero della Giustizia locale, dichiarando che “le indagini sono iniziate con un'analisi dei reati indicati nel mandato di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) nei confronti di Al-Masri, confrontandoli con i fatti già esaminati dalla giustizia nazionale.” Com’è noto, al Masri è accusato di trattamenti crudeli, tortura, stupro, violenza sessuale e omicidio a danni dei migranti che sono passati tra le sue grinfie nei campi di concentramento libici, mentre provavano a raggiungere l’Europa. (Rai News)

Il ministero della Giustizia libico, probabilmente, rischia di fare una figura migliore di quello italiano, che al momento è nel pieno della bufera. Il ministro Nordio, infatti, aveva detto in Parlamento che era stato avvisato solo lunedì 20 gennaio dell’arresto di al Masri. Dalle indagini del Tribunale dei ministri è emersa però una mail che prova che il gabinetto del ministro, in particolare la sua capogabinetto Giusi Bartolozzi, fosse già pienamente a conoscenza dei fatti. Bartolozzi, infatti, domenica 19 aveva risposto al capo della Digos di Torino — che aveva arrestato al Masri e chiedeva come procedere — invitandolo ad avere “massimo riserbo e cautela,” suggerendogli addirittura di passare a comunicare su Signal per non lasciare tracce. (Corriere della Sera)