A parole contro il genocidio
28 stati hanno firmato una dichiarazione per chiedere di mettere fine all’aggressione di Gaza — ma senza prendere impegni. Tra le altre notizie: come rispondere alla guerra dei dazi, 6 militari andranno a processo per naufragio di Steccato di Cutro, e il dramma di Sylvanian Drama
28 stati, tra cui gran parte dei paesi europei, hanno firmato una dichiarazione congiunta con un “messaggio semplice e urgente: la guerra a Gaza deve finire subito.” Il documento sottolinea come “il modello di distribuzione degli aiuti del governo israeliano è pericoloso,” e “alimenta l'instabilità e priva gli abitanti di Gaza della dignità umana.” “È orripilante che più di 800 palestinesi siano stati uccisi mentre cercavano aiuti umanitari.” “Chiediamo al governo israeliano di eliminare immediatamente le restrizioni al flusso di aiuti e di consentire urgentemente alle Nazioni Unite e alle ONG di svolgere il loro lavoro che salva le vite, in modo sicuro ed efficace.” Il documento condanna anche il piano di costruire un grande campo di concentramento a Gaza, con il nome di “città umanitaria,” ricordando che “lo sfollamento permanente è una violazione della legge umanitaria internazionale.” “Ci opponiamo fermamente a qualsiasi azione svolta per ottenere cambiamenti territoriali o demografici nei Territori Palestinesi Occupati.” Il documento si conclude con una presa di impegno che è difficile non bollare come priva di significato, dato l’evidente incapacità degli stati firmatari di qualsiasi azione per fare pressione su Tel Aviv: “Siamo pronti a intraprendere ulteriori azioni per sostenere un cessate il fuoco immediato e un percorso politico verso la sicurezza e la pace per gli israeliani, i palestinesi e l'intera regione.” È importante rilevare che nonostante si tratti di un testo molto moderato — che dedica un intero paragrafo ancora agli attacchi del 7 ottobre 2023, decine di migliaia di persone uccise dopo — il documento non è stato firmato dal governo di Berlino. (Ministero degli Affari esteri italiano)