Anche Israele ora ammette che c’è una carestia artificiale a Gaza
Ma secondo le autorità di Tel Aviv, la colpa sarebbe delle Nazioni Unite. Tra le altre notizie: il disegno legge per il reato di femminicidio, il nome di Trump era nelle carte del caso Epstein, e sottomarini fatti in casa in Cina
Dopo aver negato per mesi di stare usando la fame come arma di guerra, mercoledì diversi canali istituzionali israeliani e molti alleati di Tel Aviv nella politica e nei media internazionali hanno presentato una nuova linea. Di fronte alla diffusione sempre maggiore delle immagini di bambini scheletrici — sono arrivate persino sul Daily Express nel Regno Unito — ora Tel Aviv e i propri alleati ammettono che a Gaza c’è la carestia: ma la colpa è delle Nazioni Unite, che non collaborano allo schema di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation, nel contesto del quale le IDF regolarmente fucilano decine di affamati. Secondo le autorità israeliane, le Nazioni Unite potrebbero distribuire quantità rilevanti di aiuti umanitari che sono già presenti all’interno della Striscia: l’account ufficiale di Israele su X scrive espressamente che le Nazioni Unite stanno “ostacolando il flusso efficiente degli aiuti,” mentre il ministero degli Esteri addirittura scrive che l’ONU deve “cominciare a fare il suo lavoro.” Secondo le IDF a Gaza non c’è ancora la carestia, ma potrebbe si potrebbe arrivare alla carestia se l’ONU non dovesse distribuire quelle risorse. A loro ha fatto eco la GHF, che “denuncia” l’inattività di “più di 400 punti di distribuzione degli aiuti gestiti dalle Nazioni Unite e dai suoi partner,” che “rimangono chiusi” — ovviamente, in realtà, perché le IDF ne impediscono il funzionamento, bloccando l’ingresso di aiuti umanitari. L’organizzazione cita un servizio di Fox News in cui il proprio portavoce Chapin Fay addossa la colpa della fame all’ONU. (the Guardian / Daily Express / X / the Jerusalem Post / X / Fox News)
Il portavoce ONU Stephane Dujarric ha risposto duramente alle accuse israeliane, sottolineando che le autorità israeliane non hanno mai dato nemmeno il permesso di accedere a questi aiuti umanitari, senza parlare della possibilità di poterlo distribuire. “Il valico di Kerem Shalom non è un drive–through di un McDonald’s dove ci si può fermare e prendere quello che si è ordinato,” ha dichiarato Dujarric. “Per raccogliere i rifornimenti che hanno raggiunto uno qualsiasi dei valichi israeliani intorno a Gaza - tutti recintati e pesantemente sorvegliati - gli autisti hanno bisogno di molteplici autorizzazioni di accesso, nonché di una pausa nei bombardamenti e dell'apertura dei cancelli di ferro.” Il portavoce ha sottolineato, senza giri di parole: “Ci sono enormi impedimenti burocratici. Ci sono enormi problemi di sicurezza e, francamente, manca la volontà di permetterci di svolgere il nostro lavoro.” Il problema, inoltre, resta lo stesso: le IDF usano da mesi la distribuzione di aiuti umanitari come esca per fare stragi di civili. “Troppo spesso si spara contro i civili che si avvicinano ai nostri camion”: “Dobbiamo ottenere vere garanzie che le truppe non spari o siano del tutto presenti lungo le rotte dei nostri convogli.” (the Times of Israel)