Ci sono affamati e affamati
Secondo le autorità di Tel Aviv, la carestia a Gaza prima non esisteva, poi era colpa delle Nazioni Unite, ora interessa solo i prigionieri israeliani. Tra le altre notizie: il sogno di un’“ondata blu” alle prossime elezioni statunitensi, Gasparri contro Francesca Albanese, e la reunion di Napster
Le autorità israeliane e statunitensi stanno cercando con sempre più intensità di ribaltare la narrazione della carestia a Gaza: questa mattina è il turno dell’ambasciatore statunitense in Israele Huckabee, che nei giorni scorsi ha fatto visita a un centro di distribuzione della GHF. Secondo l’ambasciatore la “vera storia della carestia,” sarebbe il fatto che Hamas starebbe tenendo alla fame i prigionieri israeliani ancora a Gaza. L’ambasciatore accompagna la teoria con un’infografica densa di errori, a partire dalla falsità che gli aiuti umanitari in arrivo dai canali coordinati dalle Nazioni Unite verrebbero dirottati da Hamas. Ovviamente, negare che a Gaza sia in corso una carestia è una posizione sempre più fragile, con prove ormai inconfutabili che la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza sia a dir poco estrema. Domenica Netanyahu ha contattato il Comitato internazionale della Croce rossa per chiedere un intervento, garantendo alimenti e cure mediche per i prigionieri israeliani. Il portavoce di Hamas Abu Obeida ha risposto dando la propria disponibilità del gruppo a permettere al personale della Croce rossa di raggiungere i prigionieri, dicendo chiaramente però che è necessaria anche “l’apertura di corridoi umanitari in modo permanente,” “per il passaggio di cibo e medicine per tutto il nostro popolo in tutte le aree della Striscia di Gaza.” E la “cessazione di tutte le forme di attività aerea durante i momenti di consegna ai prigionieri.” Abu Obeida ha sottolineato di nuovo che il gruppo “non affama deliberatamente i prigionieri,” “ma che mangiano quello che i nostri combattenti e il pubblico mangia, e non ricevono un trattamento nessun privilegio speciale nel contesto dei crimini di fame e assedio.” (X / Reuters / Associated Press / X / the Times of Israel)