La disperazione e il coraggio di restare nella città di Gaza
Le IDF si preparano all’occupazione – ma gli abitanti della città insistono che non si faranno sfollare un’altra volta. Tra le altre notizie: il gerrymandering estremo in Texas, la class action dei cittadini stranieri contro il Viminale, e il boom senza profitti degli anime
L’esercito israeliano ha annunciato l’inizio dell’operazione per occupare militarmente la città di Gaza: per ora si tratta di “operazioni preliminari” — mercoledì le autorità di Tel Aviv intendono mobilitare altri 60 mila riservisti, ed estendere il servizio di 20 mila riservisti che sono già in servizio attivo. Come nel caso delle proteste di qualche giorno fa, va sottolineato che questi numeri sono più grandi di quelli che sembrano, perché la popolazione israeliana conta solo 10 milioni di persone. L’operazione riprende il nome quella dello scorso maggio, quando il governo Netanyahu VI aveva deciso che avrebbe lavorato per occupare in modo permanente la Striscia — si chiama “Carri di Gedeone 2.” Nonostante l’escalation degli attacchi sulla città di Gaza, migliaia di palestinesi si stanno rifiutando di lasciare le proprie case — o dove hanno trovato rifugio dopo mesi di bombardamenti — denunciando di non aver più nessun altro posto dove andare. The New Arab ha raccolto le testimonianze di chi, almeno per ora, non intende andarsene: c’è chi spiega che “in questa guerra non abbiamo più nulla da perdere,” e chi descrive i costanti sfollamenti come “perdere la vita lentamente.” Una persona racconta di essere già stata sfollata 7 volte. “Alcune famiglie si nascondono nei seminterrati; altre restano aggrappate alle loro case perché sanno che il sud non fornirà loro un riparo. Siamo andati a Rafah mesi fa, ma le tende erano insopportabili. Niente acqua, niente cibo, niente privacy. Abbiamo deciso che era meglio tornare e affrontare la morte qui piuttosto che morire lentamente là.” Per molti l‘orizzonte è quello dell’essere sfollati per sempre: “Il rifiuto collettivo di andarsene è diventato un silenzioso atto di resistenza, un modo per affermare la propria esistenza di fronte a politiche volte a cancellarla.” “Anche se i funzionari israeliani parlano di operazioni che dureranno anni e di un futuro senza Gaza così com'era, i palestinesi insistono che resisteranno.” (Reuters / Associated Press / the New Arab)