Leoncavallo sgomberato: la distopia capitalista milanese avanza

Il governo Meloni ha fatto quello che sa fare meglio: ha difeso gli interessi dei padroni con la forza. Tra le altre notizie: secondo dati israeliani, nell’aggressione di Gaza le IDF hanno ucciso 9 civili per ogni militante, Marah Abu Zuhri non era affetta da leucemia, e che cos‘è il pianeta Y

Leoncavallo sgomberato: la distopia capitalista milanese avanza
Foto CC0, dominio pubblico, Marmolada48

Come vi riportavamo già ieri mattina, il centro sociale Leoncavallo di Milano, in via Watteau, è stato sgomberato dalle forze dell’ordine. Nel corso della giornata di ieri sono usciti molti articoli che, giustamente, ricordano il rilevante ruolo sociale e culturale che lo spazio ha avuto per Milano nei suoi quasi cinquant’anni di attività, con attività quotidiane di quartiere ed eventi come mostre, concerti e mille altre iniziative. Ovviamente ieri molti membri del governo hanno festeggiato: lasciando stare Salvini, ci ha pensato addirittura Giorgia Meloni a dire che “non possono esistere zone franche sottratte alla legalità,” con anche una rivendicazione esplicita del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. (WIRED)

Il sindaco Sala ha espresso una tiepida solidarietà con il collettivo, dichiarando che “il centro sociale deve continuare a emettere cultura nella legalità,” e soprattutto lamentandosi del fatto di non essere stato avvisato dell’iniziativa del prefetto fino praticamente a cose fatte: ci si aspettava lo sgombero il prossimo 9 settembre e in una riunione dello scorso mercoledì del comitato per la Pubblica sicurezza nessun esponente delle forze dell’ordine aveva dato nota dei piani delle FdO: “Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’amministrazione. Tali modalità non sono state perseguite.” Non c’è da stupirsi, visto che il governo ha fatto quello che sa fare meglio: difendere gli interessi dei padroni con la forza e con la repressione. Lo stabile occupato dal Leoncavallo è di proprietà della famiglia di costruttori Cabassi, con un patrimonio stimato di circa 120 miliardi di euro, ovviamente tra i principali animatori del cosiddetto modello Milano, che sta trasformando sempre di più la città in una distopia tardocapitalista — e in cui evidentemente non c’è posto per un posto per un centro sociale. Come se non bastasse lo stato ha perso una causa contro il gruppo per le lungaggini nello sgombero, che i Cabassi reclamano da anni: hanno ottenuto un risarcimento da tre milioni di euro, che il ministero dell’Interno ha poi girato alla presidente delle Mamme antifasciste del Leoncavallo, l’associazione che gestisce molti aspetti del centro sociale — e che è stata aiutata a raccogliere la cifra grazie a una grande raccolta fondi. (Corriere della Sera / il Post / Open)

Secondo molti osservatori, il destino dello spazio era probabilmente segnato a partire da questa sentenza, e infatti il collettivo era in trattativa con l’amministrazione da mesi per l’assegnazione di una nuova sede. Sinistra Italiana aveva annunciato l’intenzione di tenere la propria festa nazionale negli spazi del Leoncavallo il prossimo settembre, in segno di solidarietà e per dare più tempo alla trattativa, ma la repressione ha colpito prima. È difficile non vedere questa mossa anche come strategica da parte delle destre per le prossime elezioni comunali milanesi. e molti attivisti, come lo scrittore Sandrone Dazieri, fanno notare che “lo sgombero sarà anche una scelta del governo, ma, al di là delle belle parole, il sindaco avrebbe potuto salvare il Leoncavallo, ha avuto anni a disposizione e non lo ha fatto.” (Domani, dietro paywall)