“Cooperate o vi uccidiamo”
Un report dell’Euro–Med Human Rights Monitor denuncia l’uccisione di una famiglia che si era rifiutata di collaborare con le IDF. Tra le altre notizie: negli Stati Uniti si prepara il crimine d’opinione, un’altra azione di boicottaggio contro Israele a Genova, e un report sui robot industriali
Nonostante le prese di posizione anche più marcate e l’allargarsi del fronte degli stati che riconoscono lo stato palestinese, continua a mancare un’azione internazionale per fermare il genocidio a Gaza. E quindi le IDF non hanno motivo di interrompere i crimini di guerra. Il primo di cui scriviamo oggi è denunciato in un nuovo report dell’Euro-Med Human Rights Monitor. Sabato l’esercito israeliano ha assassinato 9 membri di una famiglia nella città di Gaza, nel campo profughi al–Shati. Dopo quasi due anni di aggressione di Gaza gli attacchi in cui vengono uccisi tutti o quasi tutti i membri di una famiglia non fanno più notizia, ma questo è un caso particolarmente allarmante: l’attacco è stato lanciato il giorno dopo che la famiglia aveva rifiutato una richiesta di collaborazione da parte delle IDF. Specificamente, i militari israeliani avevano chiesto di formare una milizia locale, che potesse compiere azioni illegali sul territorio nei pressi del campo profughi. L’accordo avrebbe probabilmente preso forma di una nuova milizia analoga alle Forze popolari di Yasser Abu Shabab, il gruppo miliziano sostenuto da Tel Aviv diventato famigerato per come regolarmente attacca i convogli che trasportano alimenti e aiuti umanitari — quando ci sono. Mentre scriviamo non è ancora chiaro se le persone sono le stesse che avevano ricevuto la proposta, e l’hanno rifiutata, o se sono stati uccisi loro familiari. Euro–Med denuncia quella che è a tutti gli effetti una politica ricattatoria, di coercizione: o si accetta di lavorare con i militari israeliani, o si viene uccisi: “Quella che era iniziata come una forma di estorsione individuale si è trasformata in una pratica sistematica e collettiva volta a smantellare il tessuto sociale palestinese, costringendo le persone a tradire le proprie comunità.” (Euro–Med Human Rights Monitor)