Il colonialismo, spiegato bene da JD Vance e Jared Kushner

Vance e Kushner difendono il piano di “pace,” ma guardano alla Striscia di Gaza come a un territorio già conquistato da Israele. Tra le altre notizie: la fine del “sistema kafala” in Arabia Saudita, le tensioni sulle tasse sugli affitti brevi, e costruire un robot che giochi a Pokémon al posto tuo

Il colonialismo, spiegato bene da JD Vance e Jared Kushner
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Nel corso della propria visita in Israele per la tenuta dell’accordo del cessate il fuoco, JD Vance ha partecipato a una conferenza stampa per l’apertura del Centro di cooperazione civile-militare israelo-statunitense, la struttura che dovrebbe, nei prossimi mesi, coordinare l’impegno per la ricostruzione della Striscia di Gaza. Vance ha dichiarato che il cessate il fuoco sta andando bene — nonostante le quotidiane violazioni da parte dei militari israeliani — e ha criticato la stampa che descrive ogni attacco, anche quelli presunti da parte di miliziani di Hamas, come “la fine del piano di pace.” Vance guarda al cessate il fuoco come quello tra “due popoli che si odiano” (!) e sostiene anzi che sta andando “meglio di quanto si aspettasse.” Vance ha confermato il grande cambiamento di orientamento dell’amministrazione statunitense — chiedendo di avere “un pochino di pazienza” per i tempi prolungati per l’estrazione dei corpi dei prigionieri israeliani morti a Gaza, e si è rifiutato di dare una scadenza per il disarmo di Hamas. “Se vogliamo riuscire” a portare a termine il piano di “pace,” “dobbiamo essere almeno un po’ flessibili.” La prospettiva, ovviamente, non è quella di vicinanza con il gruppo, che Vance descrive come di “terroristi,” e che comunque minaccia di “obliterare” se il non dovesse “cooperare.” Insomma, l’attuale piano di Trump non ha niente a che vedere, a prima vista, con le boutade sul trasformare Gaza in una “riviera,” ma le basi non cambiano. Parlando con un giornalista che chiedeva come gli Stati Uniti valutassero l’impegno di forze turche per la “sicurezza” della Striscia di Gaza, Vance ha detto che la decisione ricadrà sulle autorità israeliane, e ha descritto la Striscia di Gaza come “suolo” israeliano. Insomma: sarebbe Israele, e non un governo palestinese, a decidere che soldati potranno operare sui territori di Gaza. (YouTube)

Trovare un accordo per la ricostruzione di Gaza, in questo contesto, sarà molto difficile. Durante il proprio intervento, il primo genero Jared Kushner ha specificato che secondo i piani statunitensi e israeliani i fondi per la ricostruzione di Gaza non andranno “nelle aree che Hamas controlla ancora.” Di nuovo, praticamente condannando i palestinesi a vivere tra le macerie. Su questo, però, non sono tutti d’accordo: l’ex ministro degli Esteri giordano Marwan Muasher riferisce che i rappresentanti degli stati del Golfo non hanno intenzione di partecipare alla ricostruzione di Gaza senza che si sia arrivati a un accordo politico — quello che dovrebbe portare, come minimo, alla formazione di un governo tecnocratico per Gaza, e, idealmente, al riconoscimento definitivo dello stato palestinese. Un punto di arrivo che, ovviamente, è al momento inaccettabile per l’intera politica israeliana. (the Times of Israel / the Submarine / Middle East Eye)