Come chiamare il partito di quelli che cantano “Me ne frego”

A Parma la giovanile di FdI canta cori fascisti, ma il partito sostiene di aver tagliato con il passato. Tra le altre notizie: gli Stati Uniti stanno schierando molte navi attorno al Venezuela, Salvini deve trovare una soluzione per il ponte sullo Stretto, e che fine ha fatto il Trump Phone

Come chiamare il partito di quelli che cantano “Me ne frego”
foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT Governo italiano

Nella sera del 28 ottobre — l’anniversario della marcia su Roma — in una via di Parma, si sentivano cantare cori fascisti: da dove venivano? Ovviamente da una sede di Fratelli d’Italia. Fanpage ha ottenuto un nuovo video che collega Gioventù nazionale, la giovanile di FdI, al neofascismo. Nel video, ripreso da poco distante della sede del partito di governo, si sente un gruppetto di persone strillare: “Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà. Se non trionfa sarà un bordello col manganello e le bombe a man.” La cantilena si conclude, ovviamente, con un “Duce, duce, duce,” mentre si vede che qualcuno all’interno della struttura agita una bandiera tricolore. Fratelli d’Italia ha reagito cercando di soffocare lo scandalo, anche se in modo un po’ confusionario: il coordinamento regionale di Gioventù nazionale ha annunciato il “commissariamento immediato” della sezione di Parma, per “incompatibilità politica,” ma secondo Donzelli il commissariamento sarebbe avvenuto già “autonomamente e ben prima che il video venisse pubblicato e circolasse sui media.” Donzelli, e anche voci locali, come il coordinatore provinciale Federico De Belvis, hanno respinto con fastidio le critiche delle opposizioni, dicendo che “da noi, chi sbaglia paga,” e che “non accettiamo lezioni” da parte delle forze di centrosinistra. (Fanpage)

Il Partito democratico ha pubblicato un reel in cui recupera un momento di Atreju 2024 in cui Meloni dice ai giovani del partito che è “fiera” di loro, che sono “la parte migliore della vostra generazione.” Chiara Braga e Francesco Boccia hanno chiesto alla presidente del Consiglio di commentare la notizia, “un episodio grave che offende una città e la storia di un paese.” “Meloni dovrebbe ricordare ai suoi, soprattutto ai più giovani, che governa democraticamente eletta perché qualcuno combatté il fascismo anche a costo della vita. E dovrebbe ricordare ai suoi giovani, di cui va tanto fiera, che la Costituzione su cui ha giurato è nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal nazifascismo.” Sandro Ruotolo aggiunge: “Ricordiamolo: quella fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia non è solo un richiamo grafico, è un’eredità.” “E dietro il tentativo di ‘ripulitura’ di una destra che vuole stare nei salotti della democrazia, riaffiora sempre la verità: le radici non mentono.” Fanpage ha intervistato Nicola Fratoianni, che sottolinea che il fatto che questi exploit arrivino dalla giovanile è due volte grave: “È preoccupante, va oltre la dinamica della nostalgia. Non siamo di fronte a qualche vecchio militante che esercita il moto della nostalgia. C'è da chiedersi come sia possibile che in un'organizzazione che dichiara così solennemente di aver superato ogni nostalgia e ogni rapporto con quella storia, abbia giovani attivisti e militanti che invece riproducano scene orribili e inaccettabili come queste.” (Instagram / Partito democratico / Fanpage)

Come accade spesso nelle situazioni di imbarazzo, Giorgia Meloni resta in silenzio e defilata, aspettando che la stampa parli d’altro. Tuttavia in questo caso il partito non ha da pensare solo alle critiche dell’opposizione: la procura di Parma ha avviato un’indagine e ha aperto un fascicolo. Il Procuratore capo Alfonso d’Avino ha precisato ad ANSA che per ora “si tratta di un modello 45, non c'è ancora un reato ipotizzato.” “Siamo ancora nella fase esplorativa, sulla base delle notizie apprese dalla stampa. Ora bisogna verificare se il fatto sia vero e accertare se possa trasformarsi in una notizia di reato.” Sul caso sta indagando la Digos della questura di Parma. Nelle prossime settimane sarà più chiaro se i diretti interessati davvero “se ne fregano della galera.” (ANSA)