Per una New York per tutt*

La vittoria di Mamdani segna la via per il Partito democratico statunitense: la battaglia è quella per il costo della vita. Tra le altre notizie: la morte di Dick Cheney, il referendum sulla riforma della Giustizia si farà, e la rinascita di Gaza Sky Geeks

Per una New York per tutt*
Foto: Zohran Mamdani, via Threads

Il socialista democratico Zohran Mamdani ha vinto le elezioni a New York e sarà sindaco della città: il primo musulmano, e il più giovane da più di un secolo. Nel proprio discorso per celebrare la vittoria, Mamdani ha dichiarato che “il futuro” della città “è nelle nostre mani,” perché “abbiamo rovesciato una dinastia politica,” che da anni controllava la città. Come in campagna elettorale, Mamdani durante il proprio discorso è stato esplicito nella propria contrapposizione al razzismo, pietra angolare del supporto di Trump: “New York rimarrà una città di migranti: una città costruita da immigrati, fatta funzionare da immigrati, e, da stasera, governata da un immigrato.” Nato in Uganda, Mamdani ha sconfitto l’ex governatore Cuomo, che da democratico si era candidato da indipendente per raccogliere il consenso di molti repubblicani — al terzo posto si è fermato il politico caratterista Curtis Sliwa, candidato dai repubblicani. In un ultimo tentativo disperato di fermare Mamdani, l’altroieri Trump aveva dato il proprio endorsement a Cuomo, invece che a Sliwa. La corsa al successo di Mamdani, forte di una piattaforma popolare, in una città diventata troppo cara per i propri residenti, lo ha reso nel giro di pochi mesi uno dei politici più famosi e famigerati al mondo. Mentre scriviamo, con il 97% delle sezioni scrutinate, Mamdani ha il 50,39% delle preferenze. (NPR / Commissione elettorale della città di New York)

È stata una buona giornata per i democratici anche fuori da New York città, e una forte sberla per Donald Trump, che esce seccamente sconfitto insieme al proprio partito alla prima prova elettorale dal suo ritorno alla Casa bianca. Oltre a Mamdani, sono state elette Mikie Sherrill, che sarà governatrice in New Jersey, e Abigail Spanberger, che sarà governatrice in Virginia, dove i democratici hanno conquistato anche 13 seggi, per formare la maggioranza più solida che abbiano avuto nello stato da quasi 40 anni. Quelle di Sherrill e Spanberger non erano candidature di rottura come quella di Mamdani, ma la loro vittoria ha più in comune con quella del candidato democratico socialista di quanto possa sembrare. I democratici hanno vinto non grazie a candidature di compromesso con le proposte razziste e libertariane dei repubblicani di Trump, ma su piattaforme più o meno progressiste — ma tutte calate nelle strette necessità degli elettori, concentrandosi in particolare sul costo della vita, diventato per tantissime persone statunitensi insostenibile. Parlare di cose vere — e di cose che i repubblicani non possono parlare, per ideologia — paga: secondo gli exit poll, Mamdani ha convertito un 9% dell’elettorato che nel 2024 aveva votato per Trump; Spanberger il 7%. Nel proprio discorso di vittoria, Mamdani ha riassunto la necessità di cambiamento: “Voltiamo pagina dalle politiche che hanno abbandonato i molti, e che rispondono solo ai pochi.” (the Guardian / POLITICO / Reuters / X)

Trump sembra aver preso sconfitta come potete immaginare. Su Truth Social il presidente statunitense prima ha cercato di razionalizzare, scrivendo: ‘TRUMP NON ERA SULLA SCHEDA ELETTORALE E LO SHUTDOWN SONO STATI I DUE MOTIVI PER CUI I REPUBBLICANI HANNO PERSO LE ELEZIONI STASERA,’ secondo i sondaggisti.” E poi suggerendo che avrebbe dato seguito alle proprie minacce contro i cittadini newyorkesi, nel caso avessero eletto Mamdani, scrivendo solo: “...E COSÌ COMINCIAMO!” In realtà, già scrivere che lo shutdown sia stato uno dei motivi della sconfitta è una grossa ammissione: i repubblicani e in realtà l’amministrazione stessa, su tutti i canali ufficiali, hanno cercato di addossare le responsabilità dello shutdown ai democratici — il fatto che gli elettori abbiano votato per quel partito ammette implicitamente che una percentuale consistente dell’elettorato sappia che in questi settimane si è cercato di ingannarli. (Truth Social)