Quando inizia la prossima guerra tra Israele e Iran?
Con la trattativa sul nucleare iraniano arenata, un nuovo attacco israeliano sembra inevitabile. Tra le altre notizie: l’accordo al ribasso per far ripartire il governo statunitense, la passione per il fascismo di Roberto Vannacci, e siamo così infelici che non esiste piú la crisi di mezza età
Lo stallo su tutti i fronti: nella Striscia di Gaza il cessate il fuoco in qualche modo sta tenendo, così come in linea teorica sta tenendo quello con il Libano — anche se le IDF in realtà infrangono entrambi gli accordi con grande frequenza; quello di Sharm tutti i giorni da quando è in vigore. Ma c’è un altro conflitto che sembra essere solo, nel migliore dei casi, sospeso: è quello tra Tel Aviv e Teheran. Un retroscena di Steve Erlanger, sul New York Times, riporta che secondo molti esperti nella regione un altro attacco di Israele contro l’Iran è “quasi inevitabile”: nonostante gli Stati Uniti sostengono che grazie al proprio intervento il programma nucleare iraniano sia stato “obliterato,” in realtà il programma sta continuando, e con il fallimento della trattativa per fermare lo snapback delle sanzioni contro l’Iran, ora Stati Uniti e paesi europei non hanno più strumenti diplomatici già pronti per gestire il dialogo con Teheran in merito alla supervisione del programma. Questo senso di inevitabilità è percepito anche in Iran, dove da quando il conflitto con Israele è rientrato l’industria delle armi sta lavorando senza sosta: secondo Ali Vaez, direttore dei progetti sull’Iran dell’International Crisis Group, i funzionari iraniani hanno obiettivi di espansione drastica della capacità di risposta del paese: “Sperano di poter sparare fino a 2.000 missili in un colpo solo, per superare le difese israeliane, e non 500 in 12 giorni,” come il paese ha fatto lo scorso giugno. In questo momento non ci sono segnali che un altro scontro sia imminente ma “Israele ha l’impressione che il lavoro non sia finito,” continua Vaez, “e non vede motivo per cui non dovrebbe riaprire il conflitto. Per cui l’Iran deve intensificare i lavori per essere pronti al prossimo round.” (the New York Times)