La falsa promessa di uno stato palestinese
La risoluzione prevede un percorso per la formazione di uno stato palestinese, ma senza impegni e con la contrarietà di Tel Aviv. Tra le altre notizie: von der Leyen fa pressione sull’uso degli asset russi congelati, di chi è l’oro della Banca d’Italia, e questo orsacchiotto IA parlava di cocaina
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato con 13 voti a favore, grazie all’astensione di Russia e Cina, la risoluzione proposta dagli Stati Uniti in sostegno agli accordi di Sharm el-Sheikh. Il testo prevede la creazione di una “Forza di stabilizzazione internazionale,” l’ISF, che dovrà gestire la sicurezza nei territori della Striscia di Gaza in vista dello “disarmo definitivo dei gruppi armati non statali,” e di un “Consiglio di pace,” che svolgerà un ruolo di governo di transizione per i territori devastati dalle IDF, almeno fino alla fine del 2027. Con la modestia che lo contraddistingue, Trump ha postato che l’approvazione sarà ricordata come “una delle più importanti della storia delle Nazioni Unite,” e che “porterà alla Pace nel Mondo.” Il testo approvato è quello della seconda revisione della diplomazia di Washington, che menziona senza nessun impegno materiale la formazione di un futuro stato palestinese. Nell’immediato, il cambiamento più rilevante per le persone a Gaza è che la risoluzione dovrebbe garantire il passaggio della gestione degli aiuti umanitari dal COGAT israeliano alla coalizione internazionale che formerà il Consiglio di pace. L’inviato cinese alle Nazioni Unite Fu Cong ha descritto la risoluzione approvata come “molto preoccupante,” e “incompleta,” siccome “non dimostra il principio fondamentale che a governare la Palestina ci siano i palestinesi”: “Gaza appartiene al popolo palestinese, e nessun altro.” Pechino ha espresso preoccupazione anche per la formazione del Consiglio di pace, sottolineando come la risoluzione non ne descriva “struttura, composizione, termini di riferimento e criteri di preparazione.” L’ambasciatore russo Vasilij Nebenzja ha dichiarato che gli Stati Uniti non si stavano comportando in “buona fede” riguardo alla pace a Gaza. “La cosa più importante è che questo documento non diventi una foglia di fico per gli esperimenti sfrenati condotti dagli Stati Uniti in Israele, nei territori palestinesi occupati.” (UN News / Nazioni Unite / Truth Social / Maktoob)
È difficile vedere nella menzione della possibile, futura, formazione di uno stato palestinese niente di più di un contentino per placare gli alleati più scettici del piano di Trump. Da Israele — che resta ovviamente l’unico ostacolo reale alla formazione di uno stato di Palestina — la reazione all’imminente approvazione della risoluzione è stata quella che potete immaginare. Poco prima del voto il ministro della Sicurezza nazionale Ben–Gvir ha dichiarato che “se viene accelerato il riconoscimento di uno stato terrorista di Palestina” (sic) “bisogna dare gli ordini per le uccisioni mirate dei più alti funzionari dell’Autorità Palestinese, che sono terroristi a tutti gli effetti, e anche per l’arresto di Abbas. C’è una cella di isolamento pronta per lui nel carcere di Ketziot.” Gli ha fatto eco il ministro delle Finanze Smotrich, che ha promesso ai membri della sua sigla estremista Sionismo religioso che “il piano per un percorso verso lo stato palestinese non si concretizzerà.” Smotrich ha dichiarato: “La missione della mia vita è impedire la creazione di uno stato palestinese nel cuore della nostra terra.” L’idea di uno stato palestinese va “uccisa,” ha spiegato Smotrich, dicendo che al massimo si potrebbe costruire uno stato palestinese “in uno qualsiasi dei numerosi paesi arabi, o anche in diversi paesi europei... ma non qui.” (the Times of Israel)
Hamas ha rilasciato una dichiarazione denunciando le molte lacune della risoluzione: “Questa risoluzione non è all'altezza delle richieste e dei diritti politici e umanitari del nostro popolo palestinese, in particolare nella Striscia di Gaza, che per due anni ha sopportato una brutale guerra genocida e crimini senza precedenti commessi dall'occupazione terroristica di fronte al mondo intero, i cui effetti e ripercussioni persistono nonostante la dichiarazione di fine della guerra secondo il piano del presidente Trump.” “Questa risoluzione separa la Striscia di Gaza dal resto della geografia palestinese e tenta di imporre nuove realtà lontane dai principi e dai legittimi diritti nazionali del nostro popolo, privando così il nostro popolo del diritto all'autodeterminazione e alla creazione del suo Stato palestinese con Gerusalemme come capitale.” “Resistere all'occupazione con ogni mezzo è un diritto legittimo garantito dalle leggi e dalle convenzioni internazionali.” “Assegnare alla forza internazionale compiti e ruoli all'interno della Striscia di Gaza, incluso il disarmo della resistenza, la priva della sua neutralità e la trasforma in una parte del conflitto a favore dell'occupazione. Qualsiasi forza internazionale, se istituita, deve essere dispiegata solo ai confini per separare le forze, monitorare il cessate il fuoco e deve essere sotto la piena supervisione delle Nazioni Unite.” “Le operazioni di soccorso e di assistenza non possono rimanere soggette a politicizzazione, ricatto e sottomissione a meccanismi complessi nel contesto della catastrofe umanitaria senza precedenti creata dall’occupazione, che richiede di accelerare l'apertura dei valichi di frontiera e di mobilitare tutte le risorse per affrontarla attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, in primis l'UNRWA.” (X)