In fuga dal “cessate il fuoco”

Le IDF continuano a spostare la linea gialla, costringendo le famiglie palestinesi alla fuga. Tra le altre notizie: una nuova offensiva thailandese contro la Cambogia, il confronto a distanza tra Meloni e Schlein, e uno studio sul possibile ruolo di una supernova nella formazione della Terra

In fuga dal “cessate il fuoco”
Disposizione dei blocchi gialli per segnare la “yellow line.“ Foto: CC BY-SA 3.0 Portavoce delle IDF

Il mancato rispetto dei termini dell’accordo di Sharm per il cessate il fuoco a Gaza da parte delle autorità israeliane è sempre più palese: dallo scorso ottobre i militari israeliani hanno continuato a spostare i blocchi gialli che delimitano la linea gialla che segna i territori attivamente occupati dalle IDF — Middle East Eye riporta di come le famiglie palestinesi sono costrette alla fuga quando l’espansione ingloba le loro case o dove hanno trovato rifugio. Il giornalista palestinese Ahmed Hamed denuncia che all’inizio del cessate il fuoco, casa propria, a Gaza città, era a 1,5 km dalla linea gialla — e che ora i cubi gialli delle IDF sono a soli 200 metri. Con l’avanzare dell’occupazione, le IDF usano veicoli imbottiti di esplosivo per demolire più edifici residenziali insieme. Come plasticamente rivendicato nei giorni scorsi dai coloni, la linea gialla sta diventando una nuova linea di confine, con i militari israeliani che occupano circa il 53% della Striscia di Gaza. (Middle East Eye)

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha annunciato l’uccisione di un comandante di alto rango di Hamas, Raed Saed, in un attacco su Gaza città contro un’auto in movimento. ’attacco ha colpito un veicolo lungo la strada costiera Al-Rashid e, secondo le autorità sanitarie di Gaza, ha provocato quattro morti e almeno 25 feriti. L’uccisione di Saed è l’assassinio più di alto profilo condotto dai militari israeliani dall’inizio del cessate il fuoco, e senza dubbio la violazione che causerà più tensioni con Hamas. Saed, secondo i funzionari israeliani, era a capo della forza di Hamas che si occupa della produzioni di armi. In precedenza, era stato a capo del battaglione in difesa di Gaza città. (the New Arab)

I lavori per entrare nella fase 2 dell’accordo, nel frattempo, procedono a rilento: la forza internazionale che dovrebbe sostituire le IDF a tutti gli effetti non esiste ancora, e l’amministrazione Trump II sta cercando di fare pressioni sui propri stati alleati per produrre una forza di 10 mila persone da porre sotto il comando di un generale statunitense. Finora, nessuno stato ha confermato che è pronto a mettere a disposizione le proprie truppe. L’efficacia della presenza di queste truppe internazionali resta ovviamente in dubbio: parlando con Aaron Maté di Grayzone, il negoziatore di Hamas Basem Naim ha commentato seccamente: “Non ci sono garanzie che Israele non attaccherà ancora. Al secondo giorno di disarmo” di Hamas, “è facile immaginare che Israele chieda alle Forze di stabilizzazione internazionale di lasciare l’area entro 24 ore, e che entro 48 ore i carri armati israeliani siano ovunque nella Striscia di Gaza.” (the Wall Street Journal / YouTube)