Lucrare sul genocidio → lucrare sulla tregua
Due inchieste rivelano come Israele abbia lucrato sul commercio a Gaza durante il genocidio, e come ora gli Stati Uniti vogliano lucrare sulla tregua. Tra le altre notizie: una settimana per trovare i soldi per l’Ucraina, il voto sulla manovra è slittato di nuovo, e l’apocalisse dei copywriter
Un retroscena esclusivo del Guardian rivela che l’amministrazione Trump II guarda con interesse alla fase successiva degli accordi di Sharm per lucrare sulla ricostruzione della Striscia di Gaza. Molti contractor statunitensi vicini all’attuale amministrazione stanno cercando di posizionarsi in modo da poter controllare i flussi di capitale mossi per la ricostruzione della Striscia, demolita dai bombardamenti delle IDF. Si tratta di un’occasione ghiotta: l’ONU stima che la ricostruzione potrebbe necessitare di almeno 70 miliardi di dollari. Ufficialmente, non c’è nessuna autorità che può valutare i contratti che i contractor stanno preparando, ma la Casa bianca ha già attivato una propria task force, che sta diffondendo documenti e delineando logistica e piani tariffari che dovrebbero essere usati per la ricostruzione. Due funzionari entrati nell’amministrazione con il DOGE, insieme a Jared Kushner, sarebbero orientati verso un sistema guidato da un solo grande appaltatore che si occupi della distribuzione degli aiuti umanitari, che avrebbe così poteri a dir poco eccezionali, effettivamente fissando tutti i prezzi per le forniture a organizzazioni umanitarie ed enti commerciali. Uno dei due ex operativi del DOGE, il 25enne di Princeton Adam Hoffman, suggerisce che l’azienda potrebbe far pagare 2.000 dollari per ogni camion umanitario, e fino a 12 mila dollari per ogni trasporto a fini commerciali. Parlando con il quotidiano di Londra, il filantropo Amed Khan commenta in modo secco: “Nessuna di queste persone ha esperienza nell’assistenza umanitaria. Sono un sacco di stronzate.” (the Guardian)
È ormai cosa nota, seppur fonte di grandi tensioni politiche, che un grande numero di aziende abbia lucrato sul genocidio a Gaza. Ora, un’altra indagine, di Mada Masr, denuncia come le autorità israeliane abbiano monopolizzato il sistema che garantisce gli ingressi durante l’aggressione di Gaza: lavorando con una rete di importatori palestinesi approvati e da mediatori egiziani. Fin dall’ottobre 2023 Israele ha bloccato tutte le importazioni commerciali, facendo passare tutto da un gruppo ristrettissimo di importatori, che facevano pagare ai commercianti di Gaza enormi “commissioni di coordinamento” — il coordinamento era, semplicemente, l’approvazione israeliana. Parte di questa macchina era anche l’imprenditore egiziano Ibrahim al-Argany, che con la propria azienda Figli del Sinai controllava stoccaggio, trasporto e accesso a Rafah. Ma come entravano i prodotti commerciali, se l’import commerciale era bloccato? Ovviamente con una forma di contrabbando: i beni commerciali erano etichettati come aiuti umanitari, con documenti falsi e accordi informali che coinvolgevano i funzionari di frontiera. Molti dei camion di aiuti umanitari che entravano sotto l’egida israeliana in realtà erano carichi di beni che poi erano distribuiti per il commercio. Questo coordinamento, secondo Mada Masr, avrebbe fruttato oltre un miliardo di dollari, e ha fatto causare un aumento dei prezzi dei beni di consumo oltre il 1.000%. (Nazioni Unite / Mada Masr)
La situazione a Gaza resta durissima: decine di palestinesi hanno organizzato una manifestazione e una conferenza stampa a Gaza città, per denunciare l’insufficienza delle tende come riparo durante l’inverno, e per chiedere l’inizio immediato della ricostruzione della Striscia di Gaza. A organizzare la protesta è l’Assemblea nazionale di tribù, clan e famiglie palestinesi, che sottolinea che in attesa dei lavori di ricostruzione sono necessarie soluzioni abitative più dignitose — il titolo della manifestazione cita direttamente la possibilità di vivere in “roulotte,” ma ovviamente ci sono numerosi soluzioni abitative temporanee che potrebbero essere utilizzate al posto delle tende, sarebbe sufficiente farle entrare nei territori della Striscia. (Felesteen News)