Condannare a morte per un’opinione

L’imam di Torino, Mohamed Shahin, è stato liberato e non potrà essere espulso verso l’Egitto, ma il governo non è d’accordo. Tra le altre notizie: Israele prepara un nuovo insediamento per coloni, un’aggressione contro i lavoratori in presidio a Prato, e la trumpizzazione di Intel

Condannare a morte per un’opinione
foto via Facebook, Moschea Taiba Torino

L’imam di Torino, Mohamed Shahin, è stato liberato e non potrà essere espulso verso l’Egitto, almeno per il momento. La sua vera e propria cacciata era stata decisa direttamente dal ministero dell’Interno guidato da Piantedosi, per le sue parole sul 7 ottobre: Shahin l’aveva definito “un atto di resistenza” contro l’occupazione israeliana. Per attaccare Shahin e — come al solito — i giudici, si è mossa addirittura Giorgia Meloni, secondo la quale “dalle mie parti significa giustificare, se non istigare, il terrorismo. Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?” Le ha fatto eco Matteo Salvini, per coincidenza questa volta non dalla parte della libertà d’espressione a tutti i costi, secondo cui si tratta di una “decisione sconcertante.” “Chi semina odio non può restare in Italia.” Per Forza Italia ha parlato Gasparri, che ha formalizzato il collegamento tra il caso Shahin, il sostegno al genocidio della popolazione palestinese, e la causa della riforma della giustizia, da sempre bandiera del partito: “Rimettere in circolazione un soggetto che ha apertamente giustificato il terrorismo di Hamas è incommentabile e ci dimostra come sia sempre più urgente una riforma della giustizia per porre fine alle correnti politicizzate.” Il presidente dei senatori FdI Malan arriva addirittura a collegare il caso con la strage di Bondi Beach: “Mentre in Australia l’odio antiebraico fa quindici morti, per la Corte d’Appello di Torino l’Imam Sharon che giustifica l’orrenda strage del 7 ottobre 2023 può andare tranquillamente in giro a diffondere le sue idee.” Anche secondo Malan il problema sono i giudici contro il governo, e non il governo contro la legge: “È preoccupante la tendenza di certi magistrati di andare sempre e comunque contro l’azione del Governo a difesa della sicurezza degli Italiani.” Le frasi dell’Imam erano già state segnalate dalla Digos alla procura di Torino lo scorso settembre, prima che il caso venisse politicizzato a livello nazionale, ma quest’ultima aveva concluso che si trattava di “espressione di pensiero che non integrava estremi di reato.” Shahin, in Egitto, rischia la vita in quanto oppositore del governo. (ANSA / X / Adnkronos / Fratelli d’Italia Senato)

Il supporto per Shahin è stato a dir poco trasversale: dal vescovo di Pinerolo Derio Olivero, il presidente della commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo, a Ultima generazione, oltre che ovviamente da parte delle manifestazioni a favore della causa palestinese. Olivero aveva descritto il caso come “assurdo,” ricordando come l’imam fosse “sempre pronto a lavorare per il dialogo.” L’ANPI Nicola Grosa aveva raccolto le dichiarazioni di sostegno per Shahin in un podcast. Sarah Disabato, capogruppo in regione del M5S, insieme ai consiglieri Alberto Unia e Pasquale Coluccio, ha firmato una nota dai toni duri: “La magistratura ha dovuto porre un argine all’arroganza di una politica che, in maniera sconsiderata e pericolosa, fa della repressione della libertà di parola il suo modus operandi.” “Il Movimento 5 Stelle è pronto ad accogliere Mohamed Shahin a Torino a braccia aperte.” Altrettanto netto il vicecapogruppo AVS alla Camera, Marco Grimaldi, secondo cui “è gravissimo che il ministro Piantedosi abbia costruito un decreto su basi inconsistenti, mentendo al Paese e alimentando un clima di sospetto verso una persona innocente e soffiando sul fuoco dell'islamofobia.” “Shahin è stato privato della libertà senza motivo. La giustizia ha fatto il suo corso, ma il danno umano e civile resta. Ora il governo chieda scusa, cambi rotta e ritiri il decreto di espulsione: non si gioca con i diritti fondamentali delle persone.” (Corriere della Sera Torino / ANPI Nicola Grosa / ANSA)

Ovviamente che il governo chieda scusa è uno scenario oltre la fantascienza. Succede l’esatto contrario: secondo fonti di Adnkronos il Viminale andrà avanti sull’espulsione: il ministero dell’Interno intende fare ricorso alla Cassazione per ottenere il rimpatrio di Shahin. Il suo legale, Gianluca Vitale, sostiene che affronteranno le prossime udienze “con serenità.” “La liberazione è frutto della normale dialettica processuale di un qualunque paese democratico. Il giudice ha semplicemente ritenuto che non ci fossero gli elementi sufficienti per privare una persona della libertà personale.” (Adnkronos / il manifesto)