Israele vuole la propria “Alligator Alcatraz”

Ben-Gvir sogna una prigione circondata di coccodrilli sulle Alture del Golan siriano. Tra le altre notizie: Trump cambia faccia alla diplomazia statunitense, la tassa di 2€ sui pacchi extra-UE, e cosa succede ai taxi Waymo quando c’è un blackout

Israele vuole la propria “Alligator Alcatraz”
foto: CC BY-SA 4.0 Ufficio reclutamento della polizia israeliana

Il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir vuole creare un carcere per prigionieri palestinesi “circondato da coccodrilli.” Nel fine settimana aveva anticipato la notizia un retroscena di Reshet 13, secondo cui il Servizio carcerario israeliano la stava considerando come opzione per impedire ai carcerati di scappare dalla prigione. L’emittente israeliano riporta che le autorità starebbero valutando come posizione per il carcere le Alture del Golan siriano occupate, vicino al confine con la Giordania — perché c’è uno zoo da cui sarebbe possibile trasferire coccodrilli. La proposta ha suscitato lo scherno da parte di alcuni funzionari di polizia, ma è comunque sotto esame. L’ispirazione è evidentemente “Alligator Alcatraz,” la controversia prigione fortemente voluta dall’amministrazione Trump II come centro di detenzione per persone senza documenti, costruita all’interno della riserva nazionale di Big Cypress, nei pressi delle praterie umide delle Everglades, ricche di coccodrilli. Ben-Gvir sta lavorando per un inasprimento drastico delle politiche carcerarie del paese, compresa la legge che ha l’obiettivo di introdurre la pena di morte obbligatoria per tutti i palestinesi “condannati” per aver pianificato o compiuto attacchi contro persone israeliane, di cui è ancora attesa la seconda e terza lettura. (Reshet 13 / Ynet News / the New Arab)

Secondo l’ultima analisi della Classificazione integrata della sicurezza alimentare, in questo momento non c’è nessuna area della Striscia di Gaza che è in questo momento in condizioni di carestia — un passo avanti fatto grazie al cessate il fuoco accordato a ottobre. Tuttavia, sottolinea il direttore generale dell’OMS Tedros, anche in queste condizioni “meno peggio,” l’organizzazione stima che circa 100 mila bambini e 37 mila donne incinte o in allattamento soffriranno comunque di malnutrizione acuta. Nel territorio ci sono ancora gravissime carenze di forniture essenziali, perché molte strette necessità sono segnalate faziosamente come “di duplice uso,” ovvero di possibile uso militare, da parte delle autorità israeliane. La situazione umanitaria a Gaza resta difficilissima, con le tende e le strutture — fatiscenti quelle non completamente distrutte dall’aggressione delle IDF — che non sono in grado di garantire un rifugio agli sfollati colpiti dal clima invernale. La Protezione civile palestinese denuncia che sono già crollate su persone che cercavano rifugio 19 case, e che le tempeste invernali hanno distrutto più di 53 mila tende. Altre 27 mila sono state allagate o molto danneggiate dalle forti piogge. (IPC Info / X)

La situazione dovrebbe teoricamente migliorare con l’inizio della fase 2 degli accordi di Sharm, ma sono settimane che non si fanno passi avanti: secondo il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan le ripetute violazioni israeliane della tregua su Gaza stanno mettendo in pericolo la transizione alla seconda fase. Da parte degli Stati Uniti, Witkoff ha ripetuto che Washington “riaffermava il proprio impegno per l’intero piano di pace,” e “chiede a tutte le parti di rispettare i loro obblighi,” “di esercitare contegno e cooperare con le soluzioni di monitoraggio.” (Al Jazeera)