Buon Natale di psicodramma sui m*ranza
Sapete già che ne parlerete a tavola. Tra le altre notizie: una seconda tranche di Epstein files, un’interrogazione parlamentare per lo scioglimento di CasaPound, e Shanghai scommette sugli esport
A Milano è successo un fatto di cronaca increscioso: quattro ragazzi quindicenni sono stati rapinati in corso Buenos Aires da un gruppo di coetanei, prevalentemente di origine straniera. Uno delle vittime di questa rapina è stato anche spogliato e gli è stato chiesto di chiamare al telefono il padre per procurarsi dei soldi da dare a uno dei rapinatori. Nonostante la cosa sia andata avanti apparentemente per ore, durante le quali nessun passante ha avuto voglia o modo di aiutare i malcapitati, su segnalazione del padre della vittima i carabinieri sono riusciti ad intervenire e arrestare i quattro “rapinatori.” Ora uno si trova al carcere di San Vittore e tre si trovano al Beccaria, visto che sono minorenni. (il Giorno)
La vicenda, di per sé, è tristemente simile a varie altre riportate dai media. Oltre al dolore delle vittime, la questione principale è però come è stata affrontata la questione, e in generale il quadro di propaganda mediatica in cui si inserisce. Oggi l’edizione online del Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano, si apre con una lettera della madre di uno dei rapinati — se ci fidiamo del giornale, visto che è firmata “Una mamma come tante” — dal virgolettato molto chiaro: “Mio figlio assalito nell’indifferenza. A Milano i ‘maranza’ sono un'emergenza sociale.” Sotto il profilo editoriale, la scelta è molto chiara: si sceglie di dare un’interpretazione direttamente razzista dell’aggressione e si fa usare l’espressione in questione dall’incolpevole madre dell’aggredito, così da non prendersi nemmeno la responsabilità di utilizzarla. (Corriere della Sera)
La parola chiave ovviamente è il termine “maranza,” che nel corso degli ultimi anni è usato in modo sempre più diffuso e non problematizzato da tutta la stampa, la politica e anche dalla società italiana. È un termine nato negli anni Ottanta a Milano per indicare un bullo di periferia, che ormai però ha acquisito l’accezione di bulletto di periferia straniero. Forse perché suona simile a “marocchino?” Fatto sta che oggi questa parola è diventata per i giornali e i politici un modo utilissimo di pronunciare insulti razziali ben noti e ormai “proibiti” senza ripercussioni: in tutto il discorso sulla vicenda e nei mille articoli che parlano di loro, la parola maranza può essere tranquillamente sostituita con l’insulto razziale che preferite. (Geopop)
Restando a Milano, gli effetti di questo meccanismo si sono visti nella vicenda di Ramy Elgaml, il giovane di origine egiziana rimasto ucciso durante un inseguimento dei carabinieri a Corvetto: etichettare qualcuno come “maranza” significa che si tratta sostanzialmente di una minaccia per la società e può essere investito e ucciso senza troppi problemi, anzi, qualcuno potrebbe anche ricevere l’Ambrogino d’oro come medaglia al valore. La madre della vittima, come dicevamo, è incolpevole, ma un giornale come il Corriere dovrebbe sollevare altre questioni per inquadrare il “problema sociale” dei maranza: le condizioni economiche sempre più difficile dei proletari in Italia, la mancanza di investimenti nell’istruzione, il rapporto non sempre facile tra le seconde generazioni di migranti e le prime — che a volte vivono un conflitto generazionale fortissimo e sottaciuto. Se vi interessa approfondire l’argomento, consigliamo questo recente articolo di Giuseppe Passalacqua su Domani. (il Post / Domani, dietro paywall)
Milano è la città in cui tutto questo è più evidente, così come è più evidente l’obiettivo politico dell’individuazione del nemico-maranza: sottrarre una delle roccaforti del centrosinistra — anche quando non è affatto di sinistra, come la giunta Sala — per consegnarlo alla coalizione di destra. Che ha tutto l’interesse a non migliorare affatto le condizioni di vita delle famiglie di origine straniera: la destra prospera sul disagio sociale, che facilita l’emergere di casi di microcriminalità come quello con cui abbiamo aperto questa rassegna stampa, da poter poi rimasticare e risputare sotto forma di propaganda xenofoba. Tutto pur di evitare che le persone, di origine italiana e non, si accorgano della verità: che il problema sono le crescenti disuguaglianze economiche e non la cittadinanza scritta sui documenti. (Corriere Milano)
Mondo
L’ex portavoce di Netanyahu Eli Feldstein, ora sotto processo, accusato di aver filtrato informazioni confidenziali alla stampa, ha rilasciato ulteriori dichiarazioni durissime contro il Primo ministro israeliano. Feldstein racconta che, subito dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, Netanyahu gli abbia chiesto di elaborare un piano per “evitare” di essere ritenuto responsabile della falla di sicurezza. Feldstein sostiene che evitare accuse e scansare responsabilità sarebbe stata la priorità numero uno di Netanyahu nei momenti immediatamente successivi all’attacco. L’ex portavoce descrive il Primo ministro come “in preda al panico” — funzionari del cerchio ristretto di Netanyahu gli avrebbero poi chiesto di omettere del tutto la parola “responsabilità” da tutte le dichiarazioni pubbliche. (Associated Press)
Un alto funzionario azero ha messo in dubbio la partecipazione di Baku alla forza internazionale che dovrebbe sostituire le IDF a Gaza, prevista nel quadro del piano per il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti — e rinforzato dalla successiva risoluzione ONU. Secondo Hikmet Hajiyev, assistente del presidente azero Ilham Aliyev, per l’Azerbaijan sarebbe difficile aderire a quel corpo armato, citando le molte questioni legali ancora in sospeso sull’effettiva portata del mandato. Il rifiuto da parte delle autorità israeliane di accettare truppe turche a Gaza ha scoraggiato molti dei partner internazionali degli Stati Uniti — non solo l’Azerbaijan, ma anche Pakistan, Arabia Saudita e Indonesia. (Middle East Eye)
Il dipartimento di Giustizia ha pubblicato una seconda tranche di documenti dagli Epstein files, e questa volta ci sono molti riferimenti a Donald Trump — che era assente in modo quasi sospetto dalla prima pubblicazione, considerato come il presidente avesse avuto un rapporto pubblico con Epstein. I nuovi documenti riportano tra le altre cose la corrispondenza tra Ghislaine Maxwell, la nota complice di Epstein, e una persona soprannominata solo “A,” che sembra essere collegata con la famiglia reale britannica — valutate voi chi potrebbe essere. Poco dopo la pubblicazione, il dipartimento di Giustizia ha dichiarato che tra i documenti ci sono “affermazioni false e sensazionalistiche contro il presidente.” Il riferimento sembra essere a documenti che contengono segnalazioni all’FBI, tra cui una in particolare che coinvolgerebbe Trump non solo in un caso di stupro, ma anche di omicidio. (Dipartimento di Giustizia / the Washington Post / X / Los Angeles Times)
Durante una manifestazione in sostegno agli attivisti di Palestine Action in sciopero della fame, Greta Thunberg è stata arrestata dalla polizia della città di Londra. Thunberg è stata arrestata come molti altri attivisti nelle scorse settimane e mesi, perché aveva con sé un cartello con cui dichiarava il proprio supporto a Palestine Action, il gruppo di attivisti che il governo britannico ha categorizzato in modo fazioso come gruppo terroristico per un atto vandalico contro una base della RAF, l’aeronautica militare britannica. Nel frattempo, i legali degli 8 attivisti detenuti hanno avvisato formalmente il governo britannico di stare preparando un’azione legale, per costringere le autorità a dare una risposta allo sciopero della fame dei loro clienti. Il segretario alla Giustizia Lammy continua a rifiutare l’incontro, fondamentalmente sostenendo che per dei carcerati non è cosa infrequente fare lo sciopero della fame. (Sky News / Al Jazeera)
Le feste sono il momento anche dei classici gialli in tv, per cui segnaliamo la lettura di questo breve murder mistery su Euractiv, che vede Poirot indagare sul caso dell’omicidio del Green deal comunitario, in cui tutti i sospetti negano di essere responsabili — ma tutti sono felici sia morto. (Euractiv)
Italia
Con 110 voti a favore, 62 contrari e un astenuto, la legge di bilancio è passata al Senato. Giorgetti ha vantato il successo: “Siamo intervenuti su questioni che sembravano quasi impossibili.” Il ministro dell’Economia, decidendo di ignorare settimane di tensioni che hanno dilaniato non solo la coalizione di governo ma anche il suo stesso partito, ha proclamato che il testo “dimostra ancora una volta come tutto il governo sostiene questa linea che abbiamo impostato 3 anni fa.” Non è chiarissimo quanto sia piaciuta effettivamente la manovra alle componenti del governo, ma a quanto pare, invece, è piaciuta abbastanza a Carlo Calenda, sempre più solo formalmente all’opposizione. Calenda ha commentato che è “condivisibile l’approccio definito da Giorgetti prudente sui conti pubblici, una prudenza è consigliabile e questa manovra è costruita essenzialmente per uscire dalla procedura di infrazione.” “Spero che venga apprezzato quando riconosciamo il merito del governo così come quando critichiamo un provvedimento del governo,” ha sottolineato Calenda, che ha comunque lamentato una certa mancanza di “strategia” (sic) da parte del governo. (RaiNews / il Sole 24Ore)
Durante la seduta, un gruppo di senatori dell’opposizione, di PD, M5S e AVS, hanno esposto dei cartelli rossi con la scritta “Voltafaccia Meloni,” elencando le molte promesse tradite dal governo: “Promettevano abolizione accise, aumentano tasse sul carburante,” “Promettevano abolizione Fornero, aumentano l’età pensionabile,” “Promettevano investimenti in sanità, tagliano le risorse.” Su Instagram, Schlein commenta che “questa è una manovra che porta l’Italia in un vicolo cieco senza crescita, se non quella delle diseguaglianze.” “Ci siamo già fatti carico di questa inadeguatezza proponendo 16 emendamenti con tutte le altre opposizioni, è sempre più chiaro che da ora in avanti abbiamo la responsabilità di rafforzare questa alternativa e vincere le prossime elezioni per ridare speranza all’Italia.” (il Fatto Quotidiano / Instagram)
Schlein, Fratoianni e Bonelli hanno firmato un’interrogazione parlamentare indirizzata ai ministri Piantedosi e Zangrillo, per chiedere quali iniziative urgenti il governo intenda adottare per applicare la legge Mancino e procedere con lo scioglimento di CasaPound Italia. L’atto denuncia che la violenza rappresenta “il metodo politico per eccellenza” di CasaPound, sia all’interno — si citano gli “schiaffi educativi” — che all’esterno. Nel testo viene anche menzionata la rete di finanziatori occulti di CasaPound, gli “Unici.” Se fosse provata l’esistenza di questa associazione segreta, allora sarebbe necessaria anche l’applicazione della legge Anselmi del 1982, per lo scioglimento delle associazioni segrete. (il manifesto)
Fanpage ha intervistato il costituzionalista Enrico Grosso, presidente del Comitato nazionale a difesa della Costituzione formato da Anm. Grosso sostiene che se la riforma fosse approvata “i giudici sarebbero molto meno indipendenti di oggi,” e definisce l’obiettivo del governo come “una vera e propria ‘resa dei conti’ nei confronti dei magistrati.” Con un Csm composto da toghe sorteggiate, con membri a nomina politica, “sarebbe molto più difficile per i deboli avere giustizia, e molto più facile che i poteri forti condizionino le scelte giudiziarie.” (Fanpage)
Cult
Warner Bros. Discovery ha confermato di aver ricevuto una “offerta rivista” anche se comunque “non richiesta” da parte di Paramount Skydance, il conglomerato di David Ellison che vuole strappare l’azienda da Netflix. Il consiglio di amministrazione dell’azienda ora valuterà di nuovo l’offerta, confrontandola con quella di Netflix — in precedenza WBD aveva scartato la proposta di Paramount Skydance mettendo in dubbio la solidità finanziaria dell’offerta, a cui ora l’azienda ha risposto con una lettera del paparino di Ellison, che ha garantito la disponibilità della propria fortuna personale per comprare l’azienda al figliolo. (PR Newswire)
Waymo ha pubblicato un’analisi postmortem di quanto accaduto a San Francisco durante il blackout di sabato, quando molti semafori sono rimasti spenti e l’azienda è stata costretta a richiamare tutti i propri robotaxi nei loro depositi. Waymo spiega che il software che guida le sue automobili è in grado di gestire gli incroci senza semaforo, ma che occasionalmente può chiedere conferma a un tecnico da remoto — cosa che non era sostenibile con così tanti semafori improvvisamente spenti. I veicoli confusi hanno contribuito al caos nella città, creando anche importanti ingorghi. (Waymo / Gizmodo)
Shanghai ha presentato un piano cittadino per rafforzare l’industria del gaming e degli esport, per aiutare gli sviluppatori locali a espandersi all’estero. La città intende sostenere gli sviluppatori anche a livello economico, con un fondo da 50 milioni di yuan, più di 6 milioni di euro. Le misure danno enfasi ai giochi originali come motore di crescita per l’economia della città, ma si cercano anche titoli che promuovano la cultura cinese e l’identità urbana di Shanghai. Per quanto riguarda gli esport, la città intende attrarre alcune delle più grandi competizioni internazionali e di offrire incentivi ai club che decidono di fare base lì. (Baidu, via Sixth Tone)
È stato un anno di grandi stravolgimenti nel settore delle automobili elettriche. Negli Stati Uniti la leadership di Tesla è in difficoltà, in particolare con l’eliminazione del credito d’imposta sugli EV, tra le operazioni “scettiche sulle auto elettriche” di Trump, mentre nel resto del mondo è la pressione della competizione cinese a mettere in difficoltà l’azienda: in molti mercati in cui Tesla compete direttamente con BYD il modello entry level dell’azienda cinese può essere anche 10 mila dollari più economica. In questo contesto, l’azione politica — anche in Europa — resta concentrata sul cercare di controllare le dinamiche di mercato, mentre sono urgenti leggi che regolamentino l’impatto ecologico che anche gli EV hanno — in particolare di fronte alla necessità di sempre più miniere di litio. (Rest of World)
Singolo del giorno
John Reed torna con un lungo mixtape del suo progetto con gli Automatics: è un’esplorazione di pezzi funk dall’atmosfera serena, perfetta per un momento di pausa. Il singolo del giorno è “When There Is Times,” un pezzo trip-hop bizzarro e rilassante. Se vi piace quello che sentite, è un disco da ascoltare dall’inizio alla fine. (su Bandcamp)
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