La porta girevole di Mar-a-Lago

Trump ha incontrato e deve incontrare Zelenskyj e Netanyahu, per gestire i suoi due nebulosi piani di pace. Tra le altre notizie: l’ex rapper che vuole vincere le elezioni in Nepal, si allarga l’inchiesta sui presunti finanziamenti ad Hamas, e la nuova normativa per le IA cinesi

La porta girevole di Mar-a-Lago
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Donald Trump ha dichiarato che Washington e Kyiv “si stanno avvicinando,” e “forse sono molto vicini” a un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina, anche se Trump stesso ha ammesso che restano da risolvere ancora “questioni spinose.” Resta da sciogliere, sopra ogni altra cosa, il nodo del Donbass, che Mosca chiede che Kyiv ceda nell’accordo per mettere fine al conflitto. Zelenskyj ha riferito che la parte sulle garanzie di sicurezza sarebbe chiusa — anche se Trump sostiene che la quasi totalità dell’impegno dovrà essere sostenuta dall’Europa. Prima dell’incontro Trump aveva sentito Putin al telefono: la conversazione è stata descritta come “produttiva” da Washington, e dai toni “amichevoli,” secondo Mosca. Trump ha dichiarato che Putin si sarebbe offerto di sostenere l’impegno di ricostruzione dell’Ucraina, fornendo, tra le altre cose, energia a basso costo. Zelenskyj spera ancora che i termini dell’accordo possano migliorare per l’Ucraina nelle prossime settimane, e ha anticipato che, nel caso non ritenesse i termini particolarmente favorevoli, porrebbe l’accordo per mettere fine alla guerra a referendum. Secondo il leader ucraino per organizzare il referendum serve una tregua di almeno 60 giorni, proposta che finora i mediatori russi hanno respinto, dicendo che si tratterebbe di uno strumento per, al contrario, allungare la guerra. (Reuters / ABC News / Axios)

Oggi a Mar-a-Lago è atteso il Primo ministro ricercato internazionale Netanyahu: i funzionari statunitensi guardano all’incontro con timore, perché c’è il sentore che Netanyahu potrebbe decidere da un momento all’altro di infrangere gli accordi di Sharm in modo ancora più netto, riprendendo apertamente l’aggressione di Gaza, o lanciare altri attacchi a stati limitrofi. Finora le autorità israeliane hanno implementato in modo parziale gli accordi della fase 1 del piano dell’amministrazione Trump II, e stanno facendo ostruzionismo per l’ingresso nella fase 2 degli accordi — esattamente come avevano fatto durante la scorsa tregua, che si è conclusa con una serie di pesanti attacchi “a sorpresa” su Gaza. I funzionari statunitensi temono che Netanyahu voglia spostare Trump sulle proprie posizioni più oltranziste e belligeranti: per il Primo ministro israeliano è a tutti gli effetti l’apertura della propria campagna elettorale, in vista delle elezioni che si terranno nell’ottobre 2026, ma che potrebbero essere anticipate. Attualmente i sondaggi danno Netanyahu sotto la soglia dei 61 seggi necessari per continuare a governare, e il Primo ministro ha bisogno di spostare l’attenzione dell’elettorato dal fallimento del 7 ottobre 2023. (the Guardian / CNN)

Mentre Netanyahu cerca di spostare la posizione di Trump sugli accordi su Gaza — Trump vorrebbe poter vantare dei passi avanti fatti dal proprio accordo al Forum economico mondiale di Davos — la situazione a Gaza resta difficilissima. Nei giorni scorsi le piogge invernali hanno di nuovo allagato i campi per sfollati, con pozze che arrivano fino alle caviglie. La redazione del New Arab ha raccolto alcune testimonianze che raccontano come sia impossibile scappare dalla pioggia. Dal 13 dicembre sono morte di ipotermia o a causa delle condizioni meteorologiche almeno 12 persone, tra cui un neonato di 2 settimane. (the New Arab)