Il miliardario da incubo che metterà le mani sull’ex Ilva
Parte il negoziato tra Acciaierie e gruppo Flacks, famigerato per aver portato diverse aziende a un passo dal fallimento. Tra le altre notizie: 37 no profit perderanno la licenza per operare a Gaza, è finita la maratona della legge di bilancio, e WBD dovrebbe rifiutare la nuova offerta di Paramount
Secondo due retroscena di Bloomberg e del Sole 24Ore, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia avrebbero ricevuto il via libera dai comitati di sorveglianza per avviare un negoziato in via esclusiva con il gruppo Flacks per l’acquisizione delle acciaierie dell’ex Ilva. La holding considera la cosa già fatta, e ha pubblicato estratti del retroscena di Bloomberg sia sul proprio sito internet che su LinkedIn. L’obiettivo sarebbe di chiudere l’iter entro la fine del mese prossimo, per poi confrontarsi con sindacati e infine con l’Antitrust europeo. L’offerta di Flacks metterebbe in sicurezza “circa 8.500 lavoratori qualificati,” e dovrebbe prevedere “fino a 5 miliardi di euro” per modernizzare le operazioni dell’ex Ilva. Il governo italiano rimarrà partner strategico di Acciaierie d’Italia, con una quota del 40%, opzionabili in futuro da parte del fondo. I sindacati sono allarmati, ed è difficile dare loro torto — a partire dal fatto che, anche nella migliore delle ipotesi, si sta decidendo di tagliare più di 1.200 posti di lavoro, senza contare tutto l’indotto. Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia FIOM, commenta che “è inaccettabile che le trattative avvengano con fondi speculativi alle spalle dei lavoratori.” “Ora più che mai è necessaria la costituzione di una società a maggioranza pubblica al fine di garantire la continuità industriale per la decarbonizzazione e l’occupazione.” Rocco Palombella, segretario generale UILM, concorda, sottolineando che il gruppo Flacks “è un fondo di investimento, senza alcuna solidità industriale e che, per di più, non si è mai occupato di acciaio.” “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori nelle mani di un fondo di investimento. È fondamentale un ruolo centrale dello Stato nella futura società, con poteri effettivi e vincolanti per garantire la decarbonizzazione, il risanamento ambientale e la piena tutela occupazionale dei lavoratori diretti, dell’appalto e in Ilva As.” (Bloomberg / il Sole 24Ore / Flacks Group / LinkedIn / Adnkronos / la Repubblica)
Che futuro ci si può aspettare per l’ex Ilva, se l’accordo va in porto? Non ci sono molti motivi di ottimismo: un approfondimento dello Handelsblatt dell’anno scorso lo chiamava “il terrore di tutte le aziende di medie dimensioni.” Il quotidiano tedesco di economia e finanza riporta il caso di Zippel, un’azienda bavarese di tecnologie per la pulizia industriale, acquistata dal gruppo nel 2020 e arrivata al fallimento nel 2022 — dopo giorni drammatici, in cui l’azienda nemmeno riusciva più a pagare le utenze, e i dipendenti dovevano usare i propri telefoni privati, perché gli era stato staccato il telefono. Lo Handelsblatt spiega che non si tratta di un caso isolato, ma di uno schema ricorrente nelle aziende acquisite dal gruppo Flacks: si citano le crisi di OGRO Beschlagtechnik, un’azienda che produce maniglie e altre parti in ferramenta per le porte, e di Holzverpackung Hüfingen, storica azienda tedesca della logistica e del trasporto pesante, entrambe andate incontro a insolvenza e dolorose ristrutturazioni, nel caso di Holzverpackung Hüfingen è successo tutto nel giro di un anno. Le due aziende sono finite davanti al giudice fallimentare, mentre il gruppo Flacks continuava a guadagnare, anche dal loro fallimento. Nel caso di OGRO, la procura di Wuppertal ha indagato per ipotesi come frode, ma il caso è stato poi archiviato. Nel caso di Zippel, il curatore fallimentare Rudolf Dobmeier aveva scritto in modo secco: “Il gruppo Flacks ha già acquisito diverse aziende che necessitavano di ristrutturazione e ne ha poi estratto i beni, costringendo le aziende a dichiarare insolvenza.” (Handelsblatt)
D’altronde Michael Flacks è una persona molto impegnata, almeno a giudicare dalle tantissime ricondivisioni di propaganda sionista e di estrema destra che riempiono il suo account LinkedIn. Per il resto, la sua fama lo precede, a partire da una pagina Wikipedia che ne canta le lodi come “investitore e filantropo,” che “acquisisce aziende aziendali sottoperformanti o asset in difficoltà e investe per renderle nuovamente redditizie.” Peccato che la pagina sia contrassegnata perché “potrebbe essere stato creato o modificato in cambio di pagamenti non dichiarati, in violazione dei termini d’uso di Wikipedia.” Secondo l’enciclopedia la pagina “potrebbe richiedere una revisione per conformarsi alle norme sui contenuti di Wikipedia, in particolare per garantire un punto di vista neutrale.” (LinkedIn / Wikipedia)